Çezarin Toma
IL DOLORE DI GIUSEPPE UNGARETTI
«Lo spirito da cui sono nate le poesie de Il Dolore – che costituiscono una parentesi “gridata” fra Il Sentimento e La Terra promessa, iniziata nel ’35 – è al massimo grado antiteorico ed antiletterario, immediatamente sofferto dal poeta nella propria carne».* Cosi lo stesso Ungaretti si esprime nelle Note a Vita d’un uomo: «Mi si è fatto osservare che in un modo all’estremo brutale, perdendo un bimbo che aveva nove anni, devo sapere che la morte è la morte. Fu la cosa più tremenda della mia vita. So che cosa significhi la morte, lo sapevo anche prima; ma allora quando mi è stata strappata la parte migliore di me, io esperimento in me, da quel momento, la morte. Il Dolore è il libro che di più amo, il libro che ho scritto negli anni orribili, stretto alla gola. Se ne parlassi mi parrebbe d’essere impudico. Quel dolore non finirà più di straziarmi».**
Il Dolore nasce quindi urgente e inaspettato e si protrae in un arco di tempo infinito, i cui momenti più significativi saranno impressi in una sorta di diario lirico dell’angoscia e della memoria, per narrare la sofferenza custodita nel cuore del poeta.
Il dolore privato si apre con «Tutto ho perduto» ma già in Sentimento del Tempo Ungaretti ne aveva parlato nella poesia Auguri per il proprio compleanno, in cui nel verso «non mi lasciare, resta, sofferenza!» sembra anticipare quella condizione che lo avrebbe di fatto straziato e non lo avrebbe più abbandonato.
Sei sono le poesie che si riferiscono al dolore privato: Tutto ho perduto, Se tu mio fratello, Giorno per giorno, Il tempo è muto, Amaro accordo, Tu ti spezzasti. Sono tutti frammenti che, a poco a poco, si ricompongono nell’immagine malinconica di un uomo colpito duramente negli affetti. [...]
* Giorgio Luti, Invito alla lettura di Giuseppe Ungaretti, Milano, Mursia. 1981, p. 75.
** Giuseppe Ungaretti, Vita d’un uomo. Tutte le poesie, a cura di Leone Piccioni, Milano, Oscar Mondatori, 2003, p. 543.